Retour en italien sur les visites des galleries Barberini et Corsini

Visita alle gallerie storiche romane

Gallerie Barberini e Corsini

di Simona Capodimonti

 

Abbiamo visitato le Gallerie Nazionali di Arte Antica, a Palazzo Barberini e Corsini. L’intenzione è quella di conoscere il patrimonio storico artistico italiano, andando alla ricerca dei legami con la Francia che a Roma sono numerosi.

Palazzo Barberini e gli appartamenti del Settecento.

Lo splendido palazzo Barberini, che si trova a Via Quattro Fontane, in origine era di proprietà Sforza e, subito dopo l’elezione di Maffeo Barberini come Papa Urbano VIII nel 1623, fu acquistato dai Barberini nel 1625, ristrutturato e ampliato con l’aggiunta delle due ali laterali dal Maderno, arricchito dal Bernini con delle decorazioni in facciata e la scala quadrata a sinistra e dal Borromini con quella elicoidale a destra. Furono chiamati a decorarlo famosi artisti come Pietro da Cortona con il Trionfo della Divina Provvidenza nel salone al piano nobile e Andrea Sacchi con il Trionfo della Divina Sapienza.

 

Negli appartamenti del Settecento di Palazzo Barberini, aperti per noi con permesso speciale, creati per ospitare i principi Costanza Barberini e Giulio Cesare Colonna e decorati tra il 1750-70, sono evidenti le influenze del gusto e rococò francese nelle decorazioni delle pareti, come la Sala da pranzo (fig. 1) con tromp l’oleil con decorazioni vegetali e  mobili che si aprono a sorpresa con passaggi segreti per far passare gli inservienti, e la moda di chiamare le stanze con nomi francesi come la sala delle marine (fig. 2) usata come fumoir, la stanza del fumo, dove gli uomini amavano riunirsi dopo pranzo con scene di paesaggi di scuola napoletana che ritraggono contadini nella campagna laziale e marinai nelle zone di Gaeta, Formia e il Circeo, e ancora il Salotto delle sete usato come boudoir, il salottino delle donne, dove amavano intrattenersi per chiacchierare e ascoltare la musica con pareti dipinte su seta con animali esotici e scene di vita quotidiana di indigeni di mondi lontani ispirate al mito del “Buon selvaggio” di Voltaire. Ogni elemento è studiato e non lasciato al caso, come la progettazione su misura dei divanetti che insieme agli specchi sovrastanti formano un unicum con la parete. Le suggestioni della galleria degli specchi di Versailles si ritrovano riprodotti in miniatura nella Loggia (fig. 3), un ambiente elegante e luminoso che si affaccia sul giardino retrostante, dove la principessa Costanza Barberini amava intrattenersi con gli artisti, dove spicca la colonna simbolo della famiglia (fig. 4) con specchi, finestre e porte dipinte e pareti decorate con motivi vegetali e “capricci”, scene di paesaggi di fantasia con monumenti e rovine romane, come la piramide di Caio Cestio a Roma (fig. 5). L’alcova, la camera da letto (fig. 6), con colonne e decorazioni con Adorazioni dei pastori e la Nascita del bambino, di buon auspicio per la fecondità dei principi che si sposarono a dodici e anni ed ebbero ben nove figli. La Cappella (fig. 7) con colori azzurri che una volta chiuso l’armadio in cui era contenuta, si trasformava da ambiente devozionale in una sala d’intrattenimento per gli ospiti dove si svolgevano anche spettacoli teatrali. E’ chiara la volontà dei proprietari, di differenziare la decorazione settecentesca dell’ala privata e abitata del Palazzo da quella precedente seicentesca realizzata ai piani inferiori nelle sale di rappresentanza dai principali interpreti del barocco, come Bernini, Borromini, Pietro da Cortona e celebrativa della famiglia Barberini.  Per cui nella sala dei Fasti Colonna (fig. 8), l’unica di rappresentanza degli appartamenti del Settecento, non troviamo scene che ricordano un importante avo di famiglia come Marcantonio Colonna, vincitore della Battaglia di Lepanto, ma volutamente episodi minori e scene militari o religiose inedite o meno note della famiglia. Menziono due scene in cui si evidenziano i riferimenti con la storia francese. La prima con il cardinal Pietro Colonna, mandato come legato pontificio ad Avignone, che durante il viaggio in mare e una tempesta invoca la Madonna di Santa Maria Maggiore, Salus populi romani, cui era devoto, che gli appare e lo salva (fig. 9). La seconda scena con la battaglia del Garigliano avvenuta nel 1503, tra l’esercito del regno spagnolo e quello francese, cui parteciparono anche soldati italiani tra cui un esponente della famiglia Colonna ancora non ben identificato e ivi rappresentato, e si concluse con la sconfitta francese (fig. 10). Gli artisti chiamati nella decorazione delle pareti sono Domenico Corvi, Nicolò Ricciolini e per la volta Felice Balboni con la via Lattea che si irradia ai quattro continenti, Europa, Asia, Africa e America.

Abbiamo poi visitato i principali capolavori della Galleria Nazionale di Arte Antica con la Fornarina di Raffaello, la Giuditta e Oloferne di Caravaggio e la Beatrice Cenci di artista bolognese, solo per citarne alcuni, nelle sale del Cinquecento che sono state da poco riaperte al pubblico con un nuovo allestimento tematico. Una visita davvero interessante.

Galleria Corsini e la mostra su Plautilla Bricci architettrice.

All’interno di Palazzo Corsini a via della Lungara si trova la Galleria Corsini dove è stata allestita la mostra su Plautilla Bricci (1616-1705), pittrice e architettrice. Un’occasione per conoscere meglio un’altra galleria storica romana e una quadreria giunta quasi intatta fino ai giorni nostri con un allestimento “a incrostazione”, ossia con quadri posti uno sopra l’altro a riempire tutta la parete, e una donna artista del Seicento, esplorando i suoi legami con la Francia. Facciamo conoscenza con Plautilla nella prima sala della galleria dove è esposto il suo presunto ritratto (fig. 11), con una donna ben vestita che tiene in mano un compasso, come allegoria dell’architettura. Sull’altra parete le fa eco un autoritratto di Artemisia Gentileschi (fig. 12), altra pittrice nota del Seicento, che si dipinge come allegoria della pittura. Entrambe le artiste avevano ricevuto un’educazione artistica dal loro padre, ma in maniera diversa, più tecnica per Artemisia dal padre Orazio Gentileschi, che era solito portare la figlia anche a vedere le esecuzioni di condannati a morte in piazza per imparare a dipingere bene i moribondi, mentre una formazione più orientata alla pittura di tipo devozionale per Plautilla dal padre Giovanni, anch’esso pittore e attore e che la introdusse alle prime committenze. Altra figura di riferimento e mentore di Plautilla fu l’abate Elpidio Benedetti, il cui padre era un ricamatore del Papa e di cui sono esposte alcune opere ricamate per papa Gregorio XV nel corridoio successivo, ed è probabile che anche Plautilla abbia fatto esperienza di ricamo in tale laboratorio. Elpidio Benedetti era vicino al Cardinal Mazzarino, di cui è esposto in mostra un bel ritratto di Pietro da Cortona proveniente da collezione privata (fig. 13), potente primo ministro in Francia dopo essere diventato reggente di Luigi XIV. L’abate Benedetti organizzava feste, procurava opere d’arte al cardinal Mazzarino. In mostra ci sono due progetti per un suo monumento funebre, disegnati da Plautilla.  Grazie al Benedetti, Plautilla ottenne degli incarichi importanti come la progettazione della Villa del Vascello al Gianicolo e la cappella di San Luigi, edificata tra il1672 e il 1680, a San Luigi dei Francesi. Nella pala d’altare, esposta in mostra, si vede il re santo Luigi IX (1214-1270) tra la Storia e la Fede con sopra gli angeli che offrono la palma del martirio e la corona di rose e sullo sfondo dei soldati, che ricordano le sue crociate in Tunisia e in Egitto (fig. 14). Re capetingio, guidò il regno ispirandosi ai valori del cristianesimo, con l’idea che poteri spirituali e politici potessero essere incarnati da un solo uomo. Promosse i sacramenti, il culto delle reliquie, fece beneficenza a ordini mendicanti, fece costruire chiese e abazie e nel 1242 fece erigere nella sua residenza di città la Sainte Chapelle, per conservare alcune reliquie della passione di Gesù. Fu canonizzato il 25 agosto 1297 da Bonifacio VIII. Da notare che l’artista si firma in basso a destra “Plaut. Br. R.na In.” (fig. 15), ossia Plautilla Bricci romana inventò, a rivendicare l’importanza della sua invenzione oltre al consueto fece o dipinse. Nella sala anche una delle prime opere di Plautilla con l’icona per la chiesa di Santa Maria in Montesanto (fig. 16), rappresentata volutamente arcaizzante, dove ad aumentare la fama di Plautilla accadde anche un’azione miracolosa: avendo lasciato il volto della Vergine incompleto, lo trovò la mattina rifinito con le ombre e da allora all’immagine vennero riconosciute guarigioni miracolose come, tra le altre, aver salvato un canonico francese agonizzante. Nella sala è esposta anche la Madonna del Rosario e un’opera con il cuore di Gesù conservata in Vaticano. Da segnalare in mostra anche lo stendardo per la confraternita di Poggio Mirteto, dipinto su due lati e dedicato alla nascita e alla morte di San Giovanni Battista (fig. 17a e 17b).

Proseguendo nella visita alla Galleria Corsini (fig. 18), ricordiamo che la famiglia Corsini viene dalla Toscana e quando si trasferì da Firenze a Roma nel 1735 acquistò il palazzo a via della Lungara. Nel secolo precedente il palazzo era stato abitato da un’inquilina illustre, la regina Cristina di Svezia (1626-1689) che, dopo la sua conversione al cattolicesimo, fece il suo ingresso a Roma per la prima volta il 23 dicembre 1655, come ricorda la targa sulla porta del Popolo risistemata per l’occasione dal Bernini. Durante il suo soggiorno, la regina fece diversi lavori di ristrutturazione al palazzo ma alla sua morte il suo patrimonio fu disperso e restano oggi solo pochi esemplari. Nella sua camera da letto (fig. 19) è stata conservata la decorazione cinquecentesca con Storie di Mosè e oggi possiamo ammirare il suo ritratto nel dipinto Cristina di Svezia come Diana di Justus van Egmont, varie medaglie commemorative a lei dedicate e una targa che ricorda la sua morte avvenuta in questa stanza il 19 aprile 1689 con una sua citazione “Sono nata libera, vissi libera e morirò liberata” (fig. 20). Su una consolle c’è il busto fatto da Bernini di Papa Alessandro VII Chigi (fig. 21), cui la Regina era legata e che le concesse tutti i sacramenti con cerimonia solenne in San Pietro. In occasione della mostra su Plautilla Bricci sono stati esposti nella sala il disegno e incisione di Dominique Barrière su invenzione di Johan Paul Schor con lo spettacolo allestito da Bernini e Schor in occasione dei festeggiamenti della nascita del Delfino di Francia, dove si vede un Delfino tra l’Eresia e la Ribellione incoronato da una corona con i gigli che sorge tra i due campanili della Chiesa di Trinità dei Monti (fig. 22). Si vedono in basso i nobili in carrozza che assistono allo spettacolo pirotecnico, intorno alla fontana della Barcaccia di Pietro Bernini, padre di Gianlorenzo, allora già realizzata, che riprende le forme delle barche che si trovavano nel Porto di Ripetta lì vicino. Si nota inoltre che all’epoca c’era una collina scoscesa attraverso la quale si saliva a piedi o con i muli fino alla sommità, illuminata da torce. Per la scalinata di Piazza di Spagna esistono vari progetti e qui è esposto (fig. 23) quello fatto da monsignor Elpidio Benedetti, mentore e protettore di Plautilla, con un gioco di rampe concave e convesse fino in cima, che nell’invenzione si avvicina a quello di Francesco De Sanctis che fu realizzato tra il 1723-26. Nella stanza domina il ritratto di Jean Baptiste Colbert (1619-1683), davanti al ritratto del cardinal Ottoboni (fig. 24), responsabile di molti artisti veneti a Roma. Colbert fu chiamato dal cardinal Mazzarino ad amministrare i suoi beni quando dovette lasciare la Francia per le rivolte in atto della Fonda e poi diventato suo successore. Colbert viene considerato il padre dell’industria francese di lusso, concedendo aiuti di stato alle manifatture Gobelins per gli arazzi,  Beauvais per le tappezzerie, per le sete a Lione e i vetri per la Reggia di Versailles. Molto attivo nella cultura, creò l’Accademia di Scienza, Architettura e Musica, arricchì il Louvre con opere d’arte e in Italia fondò l’Accademia di Francia a Roma nel 1666.

Nel Settecento fu chiamato a ristrutturare palazzo Corsini Ferdinando Fuga, che aggiunse la scalinata a doppia rampa con i finestroni (fig. 25) che si affacciano sul giardino fino al Gianicolo, oggi occupato dall’orto botanico.

Esponenti illustri della Famiglia furono Clemente XII (Papa dal 1730 – 1740), di cui è esposto in galleria un busto di Carlo Monaldi (fig. 26) sotto il cui pontificato furono condotti i lavori per la Fontana di Trevi e il concorso per la facciata di San Giovanni in Laterano, e suo zio il Cardinal Neri Corsini senior eletto cardinale nel 1730, responsabile della maggior parte della collezione seicentesca, che poi fu arricchita  nel Settecento con materiali portati dalla famiglia dalla toscana, come i bronzetti che si trovano sulle consolles, e poi il cardinal Neri Corsini junior che acquistava direttamente dagli artisti o dal mercato antiquario. Anche il bibliotecario Giovanni Gaetano Bottari ebbe un ruolo significativo, orientando le acquisizioni verso il gusto classicista e privilegiando artisti come Carlo Maratta, molto rappresentato in galleria.

Cardinal Neri Corsini junior aveva studiato a Firenze e viaggia come diplomatico, viene mandato come nunzio apostolico in Francia. I Corsini nel 1797 affittano il secondo piano del palazzo a Giuseppe Bonaparte, ambasciatore della Repubblica francese. Nel 1883 il palazzo fu venduto allo Stato italiano insieme alla collezione vincolata e oggi è aperta al pubblico la Galleria dove abbiamo ammirato alcuni capolavori come il San Giovannino di Caravaggio, la Madonna del latte di Murillo, Il trittico di Beato Angelico, la coppa Corsini e molti altri. Una piacevole visita nel cuore di Trastevere.

Simona Capodimonti